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Tequila: cinque miti da sfatare
Di tutti i distillati, quello derivato dall’agave blu è forse quello che più di tutti ha patito una serie di pregiudizi e luoghi comuni nel nostro paese.
Emiliano Flores
18/05/2021
La scarsa distribuzione, la lontananza geografica dei centri di produzione e un immaginario cinematografico e iconografico che aveva buon gioco a perpetuare gli stereotipi sono tutti fattori che ne spiegano il limitato successo, sebbene negli ultimi anni la tendenza sembri invertirsi.
Vediamo allora di stabilire alcuni punti fermi e di sfatare una serie di miti relativi al tequila.
1 – Il tequila o la tequila?
Questione di gusti: nello spagnolo del Messico la parola “tequila” è rigorosamente maschile – “el tequila”. Una volta importata in italiano la determinazione del suo genere ha seguito il (raro) criterio fonologico, per cui le parole che terminano in -a assumono il genere femminile (come samba, che nel portoghese del Brasile è maschile). E nell’uso comune questo scelta ha prevalso. Qui preferiamo la forma maschile, da una parte più vicina all’originale messicano e dall’altra agli altri termini stranieri che indicano distillati (il rum, il whisky, il cognac e così via).
2 – Con verme o senza?
Fino a qualche anno fa in Italia era possibile trovare in commercio un tequila con dentro un piccolo vermicello, che qualche importatore/imbottigliatore criminale spacciava come segno di autenticità. Ed è per questo che, per lungo tempo è circolata la convinzione che le bottiglie di “vero” tequila contenessero un verme che – si diceva – si cibava solamente di agave blu, così che la sua presenza fosse garanzia di origine controllata. Nulla di più falso: questo mito non è altro che una ulteriore elaborazione di un altro mito, quello del verme magico sul fondo delle bottiglie di mezcal, che provocherebbe allucinazioni. Entrambe queste convinzioni sono false – e della storia della loro circolazione ne parleremo magari in un’altra occasione. Per ora basti sapere che se mai doveste trovare un verme in fondo a una bottiglia di tequila allora è giunto il momento di chiamare i NAS.
3 – Tequila = Mezcal?
No. Tequila e mezcal sono molto simili in termini chimici e per ciò che riguarda alcuni processi produttivi ma sono diversi per storia, geografia e regolamentazioni. Il tequila è una denominazione di origina controllata sottoposta alle regole del Consejo Regulador del Tequila (Consiglio Regolatore del Tequila) dagli anni ’70 (sebbene i primi tentativi di normazione risalgono agli anni ’40) e a una apposita legislazione nazionale: non può legalmente chiamarsi tequila un distillato che non sia prodotto nella zona identificata dalla legge (lo stato di Jalisco) secondo le norme della stessa, tra cui quella che prevede che la percentuale di agave tequilana weber blu debba essere almeno del 51%. Il mezcal è invece un distillato che deriva da molteplici altre varietà di agave, ed è prodotto in vari altri stati della federazione messicana. Anch’esso è diventato una denominazione di origine intorno alla metà degli anni ’90.
4 – Bere alla goccia?
Quante scene di film abbiamo visto in cui qualcuno sollevava un caballito (il classico bicchiere a forma cilindrica) di tequila e lo tracannava d’un sol sorso! E quante volte abbiamo provato a imitare i personaggi di celluloide nella vita vera, con risultati disastrosi per la nostra salute e per il buon gusto? Chiediamoci questo: berremmo alla goccia un bicchiere di cognac? Rinunceremmo mai a degustare uno scotch? Il tequila sconta ancora i residui di un immaginario che lo percepisce come bevanda economica, di basso livello, utile a un rapido e facile intossicamento. Si tratta di un immaginario duro a morire e che non fa certo giustizia alla complessità e alla profondità di un distillato di alto spessore.
5 – Liscio o no?
Anche qui si tratta di una questione di gusti: un buon tequila reposado o un añejo offrono una complessità tale che berli da soli è di per sé un’esperienza di grande soddisfazione. Un tequila blanco, più versatile, si sposa bene con succhi dolceamari, come il pompelmo o la sangrita (una miscela variabile di succo d’arancia, melograno, lime e peperoncino). Ma il tequila è anche la base di cocktail classici come il Margarita o il Tequila Sunrise, e già da diversi anni la mixologia sperimenta i più estrosi accostamenti, dimostrando che il tequila è un distillato che non ha solo una storia esotica e misteriosa ma soprattutto un futuro vivo e interessante.