Una bellissima ricerca storica di Gregorio Luigi Fanetti ricostruisce la genesi della distillazione in Italia. Nata tra le valli della provincia di Sondrio e sviluppatasi nel corso delle generazioni ha poi dato vita a distillerie che ancora oggi possiamo vedere in funzione.

Redazione

09/05/2021

Alambicco a fuoco diretto dei Grapàt

La distillazione in Italia nacque anche grazie alle comunità montane della Lombardia. In Valchiavenna, in provincia di Sondrio, già nel ‘700 esistevano i Grapàt, o Lambichin (grappaiolo in dialetto locale). Erano dei distillatori ambulanti che, con il loro alambicco mobile, prestavano servizio presso viticoltori delle regioni circostanti, in cambio di alloggio e di parte del distillato.

Come nasce la distillazione nelle valli lombarde

Nelle valli di montagna il lavoro manuale di coltivazione terminava a ottobre e, per sopravvivere economicamente durante i mesi invernali, era necessario avere un’occupazione che impegnasse il periodo di riposo della natura. Le famiglie numerose dovevano trovare sussistenza in lavori invernali, pena la fame, quindi ogni vallata montana scelse una specializzazione in differenti lavori.

Gli uomini della Valle Spluga (o val San Giacomo, val di Giüst in dialetto chiavennasco), continuazione della Valchiavenna, scelsero la distillazione. Nei loro paesi natali il territorio non era ospitale per la coltivazione della vite, quindi erano costretti a recarsi presso altri contadini viticoltori, per ottenere la materia prima.

Nacquero così i distillatori ambulanti, veri e propri pionieri della micro distillazione in Italia.  Uomini che lasciavano la loro valle di origine durante l’inverno per spostarsi in pianura, nella loro stessa regione, ma anche in Piemonte, Veneto, Valle d’Aosta, Emilia-Romagna e Canton Ticino.

Dalla distillazione ambulante alla fondazione di distillerie stabili

Durante il lavoro da ambulanti, la fattoria che collaborava con il grappaiolo era tenuta a sostenere le spese della distillazione: forniva le vinacce e la legna per far funzionare l’alambicco, un alloggio che potesse ospitare il distillatore, in cambio di una quota dello spirito prodotto.

I Grapàt dalla Val San Giacomo occupano il Centro Nord Italia

Tra la seconda e la terza generazione, i grappaioli diventarono sempre più stanziali. Scelsero un territorio in base all’esperienza e alla qualità della materia prima e insediarono una distilleria fissa. Inizialmente, ad agosto, i grappaioli tornavano in valle per stipulare contratti con dei braccianti per avere manodopera ingaggiata tra i loro compaesani, di modo da mantenere i segreti della lavorazione all’interno di un ristretto gruppo di persone.

Durante la bella stagione li raggiungeva l’intera famiglia dalla valle per contribuire al lavoro, fino a che l’alto guadagno e la ricchezza accumulata, segnarono il definitivo spostamento del nucleo familiare nel territorio della distilleria.

La tassazione del distillato e la migrazione delle distillerie

In origine le tasse erano giornaliere e basate sulla capacità produttiva dell’alambicco, ma dopo la fondazione del Regno Lombardo-Veneto nel 1814, gli austriaci cambiarono la modalità di tassazione con l’imposizione dell’alcolimetro e di un misuratore. In questo modo si tassava l’intera produzione di spirito, senza considerare le eventuali perdite dovute all’evaporazione del distillato.

Di conseguenza, gli alti costi determinarono uno spostamento della produzione verso il Piemonte dei Savoia. Ma non tutti i grappaioli, ormai distillatori a tempo pieno, spostarono la loro distilleria. All’inizio del ‘900 alcune famiglie scelsero di  chiudere, alcuni vendettero la proprietà e una parte decise di emigrare verso gli Stati Uniti d’America abbandonando l’Italia in cerca di fortuna.

Le famiglie di grappaioli ai giorni nostri: le distillerie ancora in funzione

Furono numerose le famiglie della valle che scelsero questo lavoro e alcune fondarono delle distillerie che sono ancora in attività. Secondo la ricerca di Gregorio Luigi Fanetti tra Lombardia, Piemonte, Val d’Aosta, Veneto ed Emilia, sono state più di 120 le distillerie fondate solo nel Nord Italia da valligiani della Val di Giüst.

Ricordiamo la famiglia Levi, che troviamo a Neive (Cu) con la distilleria Levi Serafino di Romano Levi e ad Aosta con Levi St. Roch. Ancora in Piemonte, Montanaro di Gallo d’Alba e Castelli di Cortemilia. Nel veronese, a Sandrà di Castenuovo del Garda, Antonio Scaramellini fondò l’omonima distilleria. A Ghemme, in provincia di Novara, troviamo Luigi Francoli, a Parma Vener Francesco.

La ricerca di Gregorio Luigi Fanetti sui grapàt

Da valligiano e appassionato di storia locale, Fanetti ha ricostruito in due decenni di lavoro la genesi del lavoro di grappaiolo e lo spostamento delle famiglie che hanno fondato le loro distillerie. Ha approfondito i contratti di lavoro subordinato con cui veniva assunta la manodopera stagionale e i ricorsi per gli aumenti della tassazione, fino a intervistare gli ultimi rappresentanti di quelle famiglie. Purtroppo venuto a mancare nel 2019, “Luis” ci ha lasciato in eredità il risultato della sua approfondita ricerca nel testo “Grapàt della Val San Giacomo, omaggio a Romano Levi”. Oltre a consegnare a Campodolcino, il paese dei grapàt, il progetto di riportare la distillazione nella forma di una distilleria comunale, cosa diffusa in Svizzera ma quando partirà sarà la prima e unica in Italia.