Distilleria Pagura

Quarta generazione di grappaioli a Castions, quella dei figli di Domenico ed Anna: Gianna, Dora, Maria Luisa e Lindo. Sono già trascorsi parecchi anni dal passaggio di mano, ma la squadra non è per nulla cambiata, trascurando ovviamente l’età dei protagonisti.
L’antica sede, l’alambicco in rame realizzato da Zanbenedetti e Nogarol e persino le storiche etichette, testimoniano una rara fedeltà e accolgono tutt’oggi gli irriducibili amanti di sapori autentici e genuini.
Alle sorelle Gianna e Dora, che si occupano della contabilità e dell’amministrazione, e a Lindo, responsabile del funzionamento dell’alambicco e delle successive lavorazioni, da tempo si è aggiunto il marito di Dora, Angelo Toppazzini che, grazie alla sua vena artistica, è il creatore di tutte le nuove confezioni di Grappa Pagura. Tra queste spiccano le grappe personalizzate dalla sua esperta mano, pezzi unici da regalare e “degustare”.

Claudio Riva

Fondatore di Whisky Club Italia
Co-fondatore di Distillerie.IT

La vinaccia, il residuo solido dell’uva conseguente alla produzione del vino, era un tempo considerata dai ricchi proprietari terrieri un prodotto di scarto di cui non valeva la pena curarsi.

La saggezza contadina, che aveva però insegnato ai “villani” a non buttare via nulla e considerare ogni prodotto della terra come un dono, fu certamente la leva che fece avviare nelle campagne friulane i primi rudimentali “laboratori” per l’utilizzo di questo sottoprodotto considerato povero ed inutile, portando inconsapevolmente alla creazione di una nuova delizia per il palato e lo spirito: la Grappa.

Fu in quest’ottica pionieristica che, senza alcuna reale conoscenza tecnica, il giovanissimo Domenico Campagna (1861-1919) avviò in Castions nel 1879 il suo primo rudimentale alambicco. Un classico esempio di sperimentazione “clandestina” che dovette avvenire all’insaputa dei ricchi proprietari terrieri del tempo e dei gabellieri dello stato.

Dopo i primi incerti anni, la piccola distilleria cominciò a dare i suoi frutti, tant’è che il Campagna aprì una piccola rivendita, ribattezzata dai contadini del luogo la “Sgnaperie”. Dopo i lavori nella stalla, che cominciavano alle 5 del mattino, bisognava portare il latte nella latteria sociale (uno dei primi esempi di società cooperativa per la produzione del formaggio Montasio in Friuli venne avviata proprio a Castions intorno al 1890). Una breve visita nella vicina rivendita del Campagna per bere il “decimin” (bicchiere che conteneva circa un decimo di litro) era quello che ci voleva prima di partire per il duro lavoro nei campi che si protraeva fino al tramonto.

Quest’abitudine fece la fortuna del Campagna, che nel 1904 poté permettersi la costruzione di una nuova e spaziosa casa con annesso il laboratorio della Distilleria. Si tratta dell’immutato edificio dove ancora oggi Pagura produce la propria grappa.

Domenico Campagna e la moglie Luigia Cinat (1865-1932) non ebbero figli e, per strani giochi del destino, decisero di prendersi a “bottega” il giovane e promettente Lindo Pagura al quale lasciarono in eredità tutti i loro averi.
Dopo la morte del Campagna (1919), i primi passi del ragazzo Lindo Pagura (1900-1935) nel mondo dell’impresa furono davvero promettenti: nel 1923 la sua grappa fu insignita della medaglia d’oro all’Esposizione Internazionale del Lavoro di Milano. In seguito a questo evento pensò di modificare il nome della distilleria in Premiata Distilleria Pagura e di realizzare delle etichette che riportassero il logo di questo importante riconoscimento. Si conserva ancora in distilleria l’antica pietra litografica, incisa a mano, con la quale venivano stampate in quegli anni le etichette.
Il secondo grande merito di Lindo fu indubbiamente quello di prendersi in moglie Giovanna Mistruzzi, donna d’altri tempi e dalla inesauribile forza di volontà. Rimasta vedova nel 1935, a soli 34 anni e con due figli piccoli da allevare (Domenico di 12 anni e Luigina di 7) sola negli anni durissimi della seconda guerra mondiale, Giovanna seppe condurre coraggiosamente l’azienda e la famiglia fuori da quella terribile esperienza. Nascose il figlio Domenico, che nel 1943 doveva prestare servizio di leva, e subì ripetuti sequestri di grappa sia da parte di tedeschi e repubblichini, sia da parte dei partigiani che inutilmente (per fortuna) cercarono il nascondiglio del primogenito.
Ma Giovanna non era donna disposta ad arrendersi e, con coraggio e indebitandosi, trovò le risorse per ripartire a dispetto della difficile situazione.
Nel secondo dopoguerra scomparvero rapidamente dal cortile della distilleria le enormi cataste di legna che venivano usate per alimentare il fuoco necessario alla distillazione. Da allora l’alambicco venne migliorato con l’apporto di una caldaia a vapore alimentata a nafta. I caricatori elettrici sostituirono il faticoso trasporto a spalla della vinaccia ed i trattori subentrarono rapidamente ad asini e cavalli.

Il mondo cambiava rapidamente ma Domenico, che assieme alla mamma Giovanna e alla moglie Anna conduceva ora l’azienda, non volle discostarsi dalla tradizione e mantenne inalterato l’antico metodo di distillazione.

Affidò a due esperti artigiani battirame di Conegliano, Zanbenedetti e Nogarol, il compito di ammodernare l’impianto, mantenendo però la “filosofia” dell’alambicco discontinuo. Si limitò infatti a trasformare le caldaie di estrazione passando dall’impiego del fuoco diretto al fuoco indiretto e sostituì la colonna di distillazione adottando quella brevettata dai due artigiani. L’alambicco così realizzato nei primi anni ’60 è quello ancora attualmente in funzione.

In mezzo a questi mutamenti epocali (dal mondo delle stalle a quello dell’informatica) è davvero sorprendente che un pezzo della storia di Pagura sia rimasto praticamente immutato. Con uno sberleffo al modernismo, gli antichi e mai sopiti saperi ricordano con discrezione di essere latori di una sapienza capace ancora di ottenere ottimi risultati.

La grappa è una miscela equilibrata di tutti i prodotti della fermentazione naturale della vinaccia. Deve racchiudere in sè tutti gli aromi originali del vitigno, senza ricorrere ad alterazioni o interventi di correzione successivi. Condizione propedeutica all’ottenimento di questo risultato è partire da vinacce freschissime, perfettamente conservate, fatte fermentare in ambiente anaerobico per pochi giorni e subito distillate.
La materia prima utilizzata da Pagura deriva perciò tutta da uve delle Grave Friulane, provenienti da una zona molto ristretta intorno alla distilleria. Caratteristiche di quest’area sono, tra le uve bianche, le diverse varietà di Pinot, il Souvignon, il Traminer, il Moscato, il Verduzzo ed una insuperabile varietà di “Friulano”; tra le uve nere, il Merlot, il Cabernet e il Refosco.
I diversi tempi di vendemmia che intercorrono tra queste varietà (un buon mese tra il Pinot Grigio ed il Cabernet) consentono di separare agevolmente le vinacce e di destinarne parte alla produzione di grappe da vitigno selezionato.
Per regalare agli intenditori una prodotto di altissima qualità, la fase di raccolta e di distillazione inizia ai primi di settembre per concludersi, in un ciclo lavorativo continuo, giorno e notte, entro i primi di novembre. Selezione, conservazione e avvio alla distillazione sono curate personalmente, senza ausili esterni.